La Comunità Terapeutica per minori Acquaviva, gestita dalla Cooperativa Utopia, opera sul territorio di Cagli nelle Marche dal 25/11/2006 è autorizzata ai sensi della L.R. 20/00, accreditata a livello Regionale DGR n.118/16 e Convenzionata con ASUR Marche area vasta 1.
La struttura è quindi in possesso di tutti gli standard gestionali e strutturali previsti dalla normative Nazionali e Regionali in vigore in tema di strutture socio-sanitarie.
La Comunità è in grado di accogliere fino a 20 ospiti, sia maschi che femmine. I destinatari del servizio sono pazienti con patologia psichiatrica in età evolutiva (compresi tra i 9 e i 18 anni), anche in comorbidità con ritardo mentale lieve, con sintomatologie subacute o postacute che necessitano di un’ intensità di cura elevata.
La Comunità ospita persone in possesso del pre-requisito minimo di autonomie personali tali da permettere all'intervento di caratterizzarsi da un punto di vista formativo, educativo, terapeutico- riabilitativo e non solo assistenziale. La comunità Acquaviva nei primi 5 anni di attività aveva sede in un paesino vicino a Cagli, Acquaviva, da cui ha preso il nome, aveva a disposizione solo 10 posti letto, in una splendida villa d’epoca, che nel tempo però si è rivelata poco funzionale alla tipologia di utenza e di lavoro; inoltre la posizione isolata limitava le occasioni ed le opportunità di integrazione territoriale.
Per questi motivi la Cooperativa Utopia, con il sostegno della Cooperativa Labirinto, ha voluto credere ed investire in questo progetto, in questa storia, anche alla luce delle sempre maggiori richieste di ingresso. Abbiamo cosi iniziato a costruire una struttura nuova, pensata e basata sugli anni di esperienza vissuta, con gli obiettivi primari di credere e poter offrire una reale possibilità di integrazione in un tessuto sociale, nel caso specifico la città di Cagli, e allo stesso modo di aumentare la possibilità di accoglienza raddoppiando il numero di posti. La Comunità Acquaviva ha quindi sede, dal luglio 2012, presso una struttura di nuova edificazione, con un area verde circostante ed è ubicata vicino al centro di Cagli. Per gli ospiti, a seconda delle caratteristiche personali, sono a disposizione stanze a uno o due posti. La Comunità è dotata di cucina professionale , lavanderia, laboratori di informatica, arti e mestieri, palestra ed ampi saloni per lo svolgimento delle attività.
DUE CASE IN UNA COMUNITA’: “Casa Lupo Rosso” e “Casa Orizzonti Blu”
Dall’ analisi dell’esperienza si è voluto avviare un processo ulteriore di evoluzione e cambiamento, come Comunità ed Equipè Terapeutica, che ha portato la Comunità Acquaviva a strutturarsi da 15/06/2015 in due moduli separati in fasce di età: Casa Lupo Rosso dai 9 ai 14 anni e Casa Orizzonti Blu dai 14 ai 18 anni.
Due Case in una Comunità, una comunità che si trasforma “in un condominio con due appartamenti” in cui vi sono luoghi condivisi e luoghi “di appartenenza” , una sperimentazione in corso d’opera, una avventura in continua evoluzione. Alla base di questi cambiamenti c’ è la crescente richiesta nel tempo di utenti di età sempre inferiore e il “pensiero clinico” che sia fondamentale differenziare gli interventi terapeutici per età e optare per la non commistione di età troppo lontane tra loro.
MODALITÀ DI ACCESSO E FASE D’ ACCOGLIENZA
L'inserimento degli ospiti in Comunità è subordinato alla stipula di una convenzione tra la Cooperativa Sociale Utopia e l'Ente Inviante (ASL di residenza). Non vengono stipulate convenzioni con persone fisiche. Eventuali domande di inserimento da parte di famiglie o tutori vengono dirottate ai Servizi Pubblici di appartenenza. L’equipe clinica valuta la richiesta e programma un primo incontro con i servizi invianti. Durante questo incontro avviene l’ approfondimento del quadro clinico- psicosociale del minore e la iniziale delineazione di un possibile quadro progettuale dell’ intervento. Valutata la possibilità di un eventuale ingresso in comunità si programmeranno incontri di avvicinamento e conoscenza con il minore allo scopo di costruire una alleanza di lavoro: almeno un primo colloquio clinico, a cui fa seguito un invito a pranzo in Comunità. Durante questi incontri il minore potrà così sperimentare e conoscere direttamene la vita di comunità e si permetterà all’ equipe di valutarne l’effettiva possibilità d’inizio del percorso terapeutico anche tenendo conto della compatibilità con il gruppo di utenti di quel preciso momento storico. L’obiettivo di questi incontri preliminari è cercare di capire insieme al ragazzo se c’è una seppur minima motivazione ad intraprendere un percorso comunitario, intesa almeno come un parziale riconoscimento del proprio disagio, un bisogno di aiuto e un desiderio di cura. In questa fase dell’inserimento sono previsti inoltre incontri con i genitori volti ad un loro coinvolgimento nell’avvio del percorso e ad un approfondimento della storia clinica del minore. Al termine di tali incontri l’equipe deciderà circa la possibilità e i tempi di inserimento. Il giorno dell’ingresso del ragazzo si richiede la sottoscrizione del regolamento da parte dei genitori o facenti funzione e dei servizi invianti come forma di condivisione del progetto di comunità. Prima dell’ingresso vengono richieste le analisi e gli accertamenti medici necessari secondo il “Protocollo sanitario di ingresso”. L’esecuzione di questo protocollo sanitario serve infatti a garantire che non ci siano problematiche organiche urgenti, così che l’iniziale periodo di inserimento dell’ospite in comunità possa focalizzarsi a conoscersi ed instaurare una relazione di fiducia, che sia la base di tutti gli interventi successivi.
In seguito all’inserimento è previsto un periodo di osservazione clinica del minore, della durata variabile tra i 30 e i 60 giorni: si procede attraverso un approfondimento anamnestico, una valutazione psichiatrica, una valutazione psicologica di tipo psicodinamico. Partendo dal presupposto che l’ utente è il protagonista del proprio processo terapeutico, è solo attraverso la sua conoscenza e con la sua alleanza che è possibile costruire un progetto, perciò dopo questa prima fase di conoscenza reciproca si prevede un incontro congiunto con tutte le parti coinvolte (utente, comunità, servizio inviante e la famiglia), per concordare gli obiettivi e la tempistica del Progetto Terapeutico Individualizzato. Il tempo di permanenza in comunità viene stabilito in relazione al tipo di percorso, un tempo indicativo di minimo 1 anno e massimo di 3 anni. E’ fondamentale ottenere collaborazione al progetto anche da parte dei genitori e del contesto che si è preso cura del soggetto affinché questi accettino di essere parzialmente e temporaneamente “sostituiti” per quanto riguarda quelli che ritengono essere i propri compiti evolutivi e agevolino, attraverso una condivisione costante, lo svolgimento del progetto stesso in un buon lavoro di rete da cui l’ospite si sente sostenuto e contenuto. E’ inoltre fondamentale che come l’ospite intraprende un percorso comunitario, anche la famiglia abbia un contesto di sostegno e cura, che possa sostenerli in questo passaggio, mantenere la motivazione al percorso della famiglia, riflettendo sulle dinamiche disfunzionali passate, in un un’ottica relazionale, così che al rientro del minore presso il proprio territorio anche il contesto sociofamiliare si sia modificato e sia pronto a riaccoglierlo.