PERCORSO TERAPEUTICO INDIVIDUALIZZATO e QUOTIDIANITA’
METODOLOGIA: pensieri e strumenti
Il percorso comunitario residenziale è per ogni operatore sanitario una MODALITÀ “PRIVILEGIATA” DI CONOSCENZA CLINICA DEL MINORE, che permette di comprendere meglio le manifestazioni, le sfumature e le “concause” del suo disagio, osservandolo a 360 gradi: in ogni momento della quotidianità, in solitudine o in gruppo, con i pari e con gli adulti, in momenti di crisi e di benessere, all’interno e all’esterno della struttura, nei suoi rapporti con i familiari, con le istituzioni, con i vari contesti e la risposta o meno ai vari interventi terapeutici. Questa particolare osservazione clinica, attraverso lo sguardo dell’Equipe, se utilizzata in un buon lavoro di rete con i servizi e le famiglie può essere una grande opportunità di crescita e di sviluppo, perché permette di comprendere insieme all’ospite il suo disagio e cercare strategie e risorse, trovando quindi forme d’intervento particolarmente attente alle caratteristiche uniche ed irripetibili della persona, accogliendo e tutelandone la dignità, l’unicità e la complessità. L’obiettivo della Comunità Terapeutica Acquaviva ha come finalità la costruzione di una "CORNICE", di uno spazio protetto dove gli operatori (medici, psicologi, infermieri, educatori, OSS e maestri d’arte) sono impegnati in vari modi ad aiutare i ragazzi a riprendere i compiti evolutivi, svolgendo una funzione di collegamento e mediazione con il mondo esterno.
Il trattamento come trattar bene (prendersi cura). Trattare è un verbo che può applicarsi ai rapporti interpersonali: “Sono stato trattato bene” è l’esito possibile di un rapporto in cui il desiderio dell’uno s’incontra con l’offerta di un altro e produce come esito un frutto, un profitto per entrambi. In questo incontrarsi, assume particolare rilevanza il desiderio e l’iniziativa della persona, in quanto espressione di una domanda di cura, che diventa un prendersi cura di sé. Il nostro prendersi cura dell'altro può avvenire solo nell’ascolto, attraverso il coinvolgimento condiviso ed attivo è possibile intraprendere un percorso verso un'autonomia della persona che diventa principale protagonista della sua esistenza. Come prima modalità di un buon trattamento, l’ascolto è rivolto al pensiero dell'altro che si esprime, attraverso le parole e i comportamenti. L’offerta d’ascolto è l’offerta di una possibilità per l’ospite di elaborare la propria situazione psichica, al fine di ricostituire la norma di sé; dalla norma ristabilita, egli potrà ritornare ad investire i propri talenti, affinché possano produrre frutti, nei vari ambiti in cui si snoda la sua esistenza.
L’ascolto e l’accoglienza, costituiscono un credito iniziale che può consolidarsi nel tempo, per la costruzione del rapporto, della relazione, terreno fertile per l’attività riabilitativa.
L’approccio psicoanalitico di fondo ha l’obiettivo terapeutico di favorire lo sviluppo delle funzioni dell’Io e delle istanze superegoiche dell’individuo, favorendo una maggiore consapevolezza e padronanza del proprio mondo interno. Tale atteggiamento analitico ha lo scopo di andare al di là del sintomo e comprendere insieme le dinamiche profonde che lo sottendono e che vengono agite nel sintomo stesso, integrato in un intervento psicoeducazionale costante. Tale approccio ha come obiettivo la ricostruzione psicodinamica dei vissuti del minore e sulla base di ciò il tentativo di modificazione dei comportamenti disfunzionali, attraverso l’acquisizione di capacità di mentalizzazione e riflessione, per guardare e guardarsi. Da qui l'opportunità, all'interno della comunità terapeutica, di evitare modelli ideologici e tecnici troppo rigidi, prediligendo setting a volte inconsueti ed informali, in cui il minore si senta libero, di volta in volta, di scegliere il suo oggetto di identificazione, di modulare le sue contemporanee esigenze di dipendenza e di autonomia, di mostrare, a seconda delle situazioni, le parti di sè in cui sente di rispecchiarsi in quel momento, avendo però la sicurezza di essere accolto e contenuto anche nei suoi aspetti distruttivi.
Il percorso terapeutico si avvale di tutti gli interventi necessari (farmacologico, psicoterapeutico, riabilitativo-espressivo, educativo, relazionale,…) secondo una modalità integrata e coerente con le complesse dinamiche psicopatologiche ed i bisogni dei ragazzi e delle realtà coinvolte nello svolgimento del progetto. La strategia dell’ intervento di natura interdisciplinare si articola nella gestione della quotidianità, nelle attività sia individuali che di gruppo, nella psicoterapia individuale e colloqui di sostegno psicologico, colloqui psichiatrici ad orientamento psicodinamico e controlli psicofarmacologici, in incontri periodici con i familiari.
Affinchè i diversi tipi di interventi risultino sintonici e ben coordinati, finalizzati allo stesso obiettivo, occorre un costante lavoro di equipe, occorre infatti un’ opera di continuo "aggiustamento" anche dell’agire di ogni operatore, rispetto alle violente emozioni controtransferali suscitate dai frequenti agiti dei giovani ospiti, che hanno spesso caratteristiche trasgressive e distruttive. Le RIUNIONI DI EQUIPE e LE SUPERVISIONI costituiscono quindi una significativa "area transizionale" in cui contenere gli agiti, ristrutturare e preservare la coerenza della struttura organizzativa della Comunità stessa, poiché, così come l'apparato psichico può andare in pezzi, anche l'apparato terapeutico rischia di andare incontro ad una disgregazione, sotto la spinta delle angosce distruttive e delle contraddizioni proiettate dagli ospiti, che rischiano di creare divisioni e sentimenti di competizione all'interno dell'equipe dei curanti.
QUOTIDIANITA’: attività interne ed esterne - territorio e lavoro di rete
La Comunità Acquaviva si propone come un'area intermedia tra spazio protetto e realtà esterna, un luogo che dia significato ai vissuti interiori. L’equipe, accogliendo i bisogni interiori del paziente, dosa prudentemente il confronto con le esigenze di realtà; per fare ciò affianca il paziente nelle attività interne ed esterne ed esercita una continua mediazione. Il reinserimento sociale inizia dall’interno, aiutando i ragazzi a scandire il tempo della giornata in ritmi stabili si facilita l'interiorizzazione di un flusso temporale armonico, che si contrappone alla caoticità e confusività del pensiero patologico e continua all’esterno attraverso la modulazione e la scelta di esperienze legate all’età e alle condizioni cliniche del soggetto, per il raggiungimento di una maggior autonomia individuale possibile, utilizzando tutte le risorse presenti sul territorio. All’interno della Struttura sono proposti molteplici momenti di lavoro : discussione di gruppo e momenti di confronto individuale, laboratori di scrittura, disegno, musica, lettura, cineforum e cucina, laboratori di manualità (decoupage, creta, falegnameria..), giochi di rappresentazione, “laboratorio di cura e bellezza”, danza e ginnastica. Ogni attività è calibrata sugli interessi e le capacità del singolo e/o del piccolo gruppo, come possibilità di esprimere i propri bisogni individuali e costruire la propria identità. I percorsi prevedono l’inserimento in attività esterne alla comunità, sia di tipo più strutturato (scuola, corsi professionali, tirocini, volontariato e borse lavoro …), sia attività esterne ricreative (biblioteca multimediale, sport, palestre, piscine, oratori gite…), nonché ove possibile, periodici rientri in famiglia. L’operatore sia nelle attività all’interno che all’esterno è presente con funzioni di facilitatore e di sostegno. La sfida è proprio questa: permettere agli ospiti, grazie ad un lavoro dall’interno di sperimentarsi all’esterno, combattendo quotidianamente ogni spinta all’emarginazione e all’istituzionalizzazione. Questo richiede sia un lavoro con gli ospiti, sia un costante confronto e lavoro di rete con tutte le istituzioni del territorio ( istituzioni scolastiche, istituzioni sportive, medici di base, medici specialistici, forze dell’ordine, ambito, Comune, associazioni…) cosi come tante figure del paese, che i nostri ragazzi quotidianamente incontrano in momenti più o meno strutturati (panettiere, farmacista, giornalaio, fioraia, meccanico …)
DIMISSIONI
Avvengono di norma in seguito alla conclusione del progetto terapeutico condiviso in precedenza con i Servizi Invianti, la famiglia ed il minore; non strettamente vincolato al compimento della maggiore età . La dimissione dalla Comunità viene concordata valutando l'evoluzione del quadro clinico del paziente in concomitanza con la disponibilità di risorse territoriali idonee ai suoi bisogni. L'obiettivo principale del periodo precedente alle dimissioni è quello di permettere al paziente un graduale e progressivo disinvestimento da un ambiente di cura caratterizzato da forti valenze di tutela, sperimentando spazi di progressiva autonomia calibrati sull’identità e sulle competenze che l’ospite è riuscito a consolidare durante il suo percorso comunitario, concordando con i servizi invianti e la famiglia la miglior prosecuzione possibile.La dimissione dalla Comunità è un forte momento di condivisione ed interscambio tra il ragazzo e la comunità, di ogni momento del percorso vissuto, lo facciamo attraverso una festa di saluto a cui partecipano tutti gli ospiti e l’Equipe. E’ un momento speciale a cui tutti ci si prepara per tempo, poiché per tutti è una commistione di gioia e tristezza, euforia e malinconia, un mare di emozioni e fino all’ultimo giorno fonte di tante opportunità di lavoro per gli ospiti e per l’Equipe stessa. I ragazzi preparano un librone fatto da loro da consegnare al festeggiato ognuno ha una pagina che può riempire come vuole; l’Equipe regala una valigia, costruita dagli operatori come metafora del viaggio fatto e del nuovo viaggio che inizia, accompagnato da una buona lettura e un video con tutte le foto più significative del percorso. E’ una giornata di festa e condivisione tutti insieme dell’ultimo saluto da ospite... fino a quello dopo che è ancora più bello… quando tornano a trovarci in Comunità!!